« – Cos’è questo? – ho chiesto involontariamente.
– Dipingo, – mi ha risposto il compositore imbarazzato.
C’erano dei quadri sugli scaffali vicino alla finestra, tanti quadri. Mostravano tutti una città nera. Case nere. Piccole finestre cieche. Nebbia grigia. Luna piena… Questa mi era una città dolorosamente familiare. La mia città preferita. Città sull’acqua. Ma nei quadri sembrava completamente «di cartone», come un palcoscenico teatrale con decorazioni di cartone… Artificiale… Spaventosa… Inquietante…
– Sei stato a Venezia?! – ho chiesto sorpresa.
– No, mai…
– Perché è nera?
– Forse sta… piangendo?»
A. Kriuchkova, romanzo «Angelo custode»,
parte 2. «La trappola dei sogni»,
capitolo 4. «La ragazza ed il lupo»
Infatti, sia le poesie che la parte centrale del romanzo «Angelo custode», «La trappola dei sogni», sono collegate al misterioso sogno dell’autore sul proprio funerale a Venezia, descritto sia nel romanzo che nella poesia «Chimera».
«…Ho avuto uno strano sogno circa un anno fa. Mi seppellivano a Venezia. L’avevo completamente dimenticato, ma mi sono ricordata passeggiando per San Marco durante il mio ultimo viaggio d’affari. Mi sono avvicinata al molo ed ho visto una barca che lasciava la riva. Proprio come in quel sogno…
– Quindi sarai sepolta a Venezia?!
– Non lo so… Era mattina presto. Sembrava primavera. Una foschia nebbiosa. C’erano solo due persone sulla barca: il barcaiolo stesso e l’Uomo in nero. Dai capelli grigi, quasi bianchi… Stavano trasportando il mio corpo. O ceneri. Non lo so, avevo paura di guardare dentro la barca. Stavano andando verso l’isola opposta. Non so nemmeno che isola sia questa. Non ci sono mai stata.
– Allora, chi è lui, il tuo Uomo Nero?
– Non lo so…»
A. Kriuchkova, romanzo «Angelo custode»,
parte 2. «La trappola dei sogni»,
capitolo 4. «La ragazza ed il lupo»
E finalmente la Luna crescente, simbolo del Subconscio, raggiunge un culmine «cartonato» a Venezia:
«Attracchiamo a San Marco di notte. L’Uomo in Nero mi ha portato nella mia amata Città sull’Acqua, ma ora, entrando in piazza, la vedo in modo diverso: una Città Nera e Minacciosa, affogata nell’oscurità totale, interamente e completamente di… cartone, come la scenografia di un teatro!
L’intero mondo terreno è un enorme palcoscenico teatrale sul quale le persone si esibiscono in spettacoli per… fantasmi. Nei costumi dei corpi terreni, «vivono» sul palcoscenico circondati dalle decorazioni di cartone che possono essere istantaneamente distrutte da Colui che prescrive costantemente nelle Tavole i fili della trama degli spettacoli dei loro destini. Queste strane creature – esseri umani – sono talmente incantate dalla magica illusione di una scenografia (decorazioni) mutevole che solo la Morte è in grado di strappare le maschere veneziane fuse con i loro volti.
Sono a San Marco… sto cercando di trovare almeno una torcia nel buio pesto, ma invano – la città è lasciata senza elettricità, non vedo alcuna luce. Intorno a me ci sono solo case nere e morte. Tutto qui è finto. Di cartone! Spaventoso!! Sinistro!!!
E corro via in un lungo abito tessuto dalla Nebbia, via, lungo i ponti, cercando il Fiume che trasporta le anime in cielo. Sto correndo senza fiato lungo lo scenario di case di cartone nero, alle cui finestre non c’è luce <…> Finalmente! Ho trovato il punto di transizione: sono arrivata in un luogo dove non c’è nessun ponte, ma ci sono dei gradini che entrano nell’acqua e dei gradini simili che escono dall’acqua sul lato opposto. Non si può saltare dall’altra parte. È uno specchio, che riflette tutto ciò che c’è qui. Peccato che nessuno veda cosa vedo io e come vedo il mondo terreno ora: è diventato un mostro di cartone, nero e minaccioso!