Appoggiato con i gomiti al telaio della finestra, immaginavo di vederla in mezzo ai cespugli di rose tra i quali l'avevo sorpresa quella prima mattina: era lì che raccoglieva il mazzo di gigli, sacrificando il suo orgoglio al suo amore. Ero io che d'ora in poi avrei turbato il sonno infantile del suo cuore: potevo già parlarle del mio amore, farne l'oggetto della mia vita. Domani! Parola magica, la notte in cui ci viene detto che siamo amati! Il suo sguardo, incontrando il mio, non avrebbe avuto più nulla da nascondermi; si sarebbe abbellita per la mia felicità e il mio orgoglio.

Mai le albe di luglio nel Cauca furono così belle come quella di Maria quando mi si presentò il giorno dopo, pochi istanti dopo essere uscita dal bagno, con i capelli di tartaruga sciolti e mezzi arricciati, le guance di un rosa tenuemente sbiadito, ma a tratti arrossato, e sulle labbra affettuose quel sorriso castissimo che rivela in donne come Maria una felicità che non è possibile nascondere. Il suo sguardo, ora più dolce che luminoso, mostrava che il suo sonno non era così tranquillo come prima. Avvicinandomi a lei, notai sulla sua fronte una contrazione graziosa e appena percettibile, una sorta di finta severità che spesso usava nei miei confronti quando, dopo avermi abbagliato con tutta la luce della sua bellezza, mi imponeva il silenzio sulle labbra, sul punto di ripetere ciò che sapeva così bene.

Era già una necessità per me averla costantemente al mio fianco; non perdere un solo istante della sua esistenza abbandonata al mio amore; e felice di ciò che possedevo, e ancora desiderosa di felicità, cercai di fare della casa paterna un paradiso. Parlai a Maria e a mia sorella del desiderio che avevano espresso di fare alcuni studi elementari sotto la mia direzione: si dimostrarono di nuovo entusiaste del progetto, e fu deciso che da quel giorno stesso avrebbe avuto inizio.

Trasformarono uno degli angoli del soggiorno in un mobile per lo studio; disfecero alcune mappe della mia stanza; rispolverarono il mappamondo geografico che fino ad allora era rimasto ignorato sulla scrivania di mio padre; due consolle furono liberate dai soprammobili e trasformate in tavoli da studio. Mia madre sorrideva mentre assisteva a tutto il disordine che il nostro progetto comportava.

Ci incontravamo ogni giorno per due ore, durante le quali le spiegavo un capitolo o due di geografia, leggevamo un po' di storia universale e spesso molte pagine del Genio del Cristianesimo. Allora potei apprezzare tutta la portata dell'intelligenza di Maria: le mie frasi erano impresse in modo indelebile nella sua memoria e la sua comprensione precedeva quasi sempre le mie spiegazioni con un trionfo infantile.

Emma aveva sorpreso il segreto e si compiaceva della nostra innocente felicità; come potevo nasconderle, in quei frequenti incontri, ciò che accadeva nel mio cuore? Deve aver osservato il mio sguardo immobile sul volto ammaliante della sua compagna mentre lei dava una spiegazione richiesta. Aveva visto la mano di Maria tremare se l'avevo posata su qualche punto cercato invano sulla mappa. E ogni volta che, seduti vicino al tavolo, con loro in piedi ai lati del mio posto, Maria si chinava per vedere meglio qualcosa nel mio libro o sulle carte, il suo respiro, sfiorando i miei capelli, i suoi capelli, rotolando dalle spalle, disturbavano le mie spiegazioni, ed Emma la vedeva raddrizzarsi modestamente.

Di tanto in tanto, le faccende domestiche si presentavano all'attenzione dei miei discepoli e mia sorella si prendeva sempre la responsabilità di andarle a sbrigare, per poi tornare un po' più tardi e raggiungerci. Allora il mio cuore batteva forte. Maria, con la sua fronte infantilmente grave e le labbra quasi ridenti, abbandonava alle mie alcune delle sue mani fossette e aristocratiche, fatte per premere la fronte come quella di Byron; e il suo accento, senza smettere di avere quella musica che le era propria, diventava lento e profondo mentre pronunciava parole dolcemente articolate che invano cercherei di ricordare oggi; perché non le ho più sentite, perché pronunciate da altre labbra non sono le stesse, e scritte su queste pagine apparirebbero prive di significato. Appartengono a un'altra lingua, di cui da molti anni non ricordo nemmeno una frase.