LA BOLOGNESE

La necessità di poter meglio assecondare le fughe dei pesci, di poter disporre di una frizione per controllare le fughe ed evitare rotture delle lenze, spesso capillari, hanno portato

alla nascita della bolognese.

Questa canna consta di un fusto telescopico, molto simile se non proprio derivato da una canna fissa, su cui sono montati una serie di anelli. Il pezzo inferiore dell’attrezzo ospita un portamulinello che sarà montato orientativamente all’altezza del gomito del pescatore e sarà preferibilmente del tipo a baionetta. La disposizione degli anelli dovrà tentare di assecondare il più possibile la curvatura della canna sotto carico e più sarà parabolico l’ attrezzo di più anelli necessiterà. Per tale motivo sulle bolognesi di maggior pregio troveremo anelli intermedi montati su tubetto tra due sezioni della stessa canna e numerosi saranno gli anellini che correderanno la cima degli attrezzi.

Altra caratteristica sarà il tipo di anello montato che sarà a ponte singolo, ovvero ci sarà solo un gambo inferiore da legare alla canna, e diverse saranno le altezze dei “ponti”. Per evitare che l’umido possa far attaccare la lenza alla fibra della canna saranno da preferire canne montate con anelli a ponte medio o alto.

Bolognesi montate con anelli a ghiera ovvero non legati potranno solo appartenere alla fascia più economica del mercato e generalmente il materiale di costruzione sarà l’economico e pesante fenolico.

La pesca con canna bolognese avverrà quasi sempre abbinata ad una lenza sostenuta da un galleggiante.

Molto diffusa è la pesca con canna bolognese per la pesca della spigola in ambito portuale, di saraghi ed occhiate dalle scogliere naturali. Molto spesso e sempre più di frequente il classico galleggiante da bolognese viene sostituito da un “galleggiante all’inglese” che presenta qualche vantaggio specie con vento ma mare sostanzialmente calmo.

E siamo arrivati alle canne all’inglese; queste sono il corrispettivo anglosassone delle nostre bolognesi e nascono per la pesca in canale a lunga distanza. Poi l’uso è stato allargato al mare e le misure canoniche attestate sui 3 metri e novanta sono cresciute fino ai 5 metri circa. L’inglese classica è una canna ad innesti in tre pezzi ed è connotata da numerosi anelli guidafilo (oltre i 10) generalmente di piccolo diametro.

Esigenze commerciali e di pesca in mare hanno immesso sul mercato attrezzi da 4,20/4,50 Mt. telescopici, con un numero di anelli che arriva a 15/16. La telescopicità degli attrezzi non consentirà una perfetta scalatura degli anelli, per cui saranno molto frequenti anelli intermedi tra due sezioni legati su tubetto.

La canna all’inglese, di base più potente della classica bolognese, consente una pesca a maggior distanza dalla riva, e le più potenti, in grado di lanciare galleggianti in parte piombati di una portata fino a 30 grammi, consente di posizionare le nostre esche fino a 40/60 metri, al punto che il filo in bobina del 14 o del 16, dovrà essere corredato di un adeguato parastrappi dello 0.25, mutuato dalla pesca a fondo dalla spiaggia.

In Italia sono molte le aziende che producono canne da riva di ottima fattura da ricordare Maver, Triana, Tubertini, Trabucco, Milo. Tra le non italiana citiamo l’ottima produzione della Daiwa, la Mitchell, la Shimano. Di principio sappiate che canne troppo economiche, spesso non durano l’arco di una stagione e che spendere qualche soldo in più per un attrezzo di sicuro affidamento è spesso l’unico modo per risparmiare.

Capitolo 4- LE CANNE